7 mag 2011

Biennale di Venezia: il postino morto per troppo lavoro

Alessandro Acerra. Lavorare è sacrificio

Biennale di Venezia: il postino morto per troppo lavoro

Con "Lavorare è sacrificio", il giovane artista Alessandro Acerra stupisce e fa riflettere in maniera provocatoria sulla piaga delle morti sul lavoro

a cura di Redazione, il 16/06/2009

Sarà pure un modo di farsi notare, ma gli artisti, si sa, attingono ovunque e le morti sul lavoro sono purtroppo una triste realtà, per ricordare e denunciare la quale c'è chi osa, eccome. Alessandro Acerra è un artista che alla Biennale di Venezia ha voluto portare il suo personale contributo, con l'opera "Lavorare è sacrificio".

Ecco che allora davanti all'ingresso dell'Arsenale i visitatori potevano vedere, per terra, il corpo (posticcio, naturalmente) di un postino, caduto sul lavoro, ucciso dallo stress degli ultimi giorni: tanti infatti gli inviti e le lettere che ha dovuto consegnare per questa importante manifestazione culturale. C'è chi ha filmato l'opera d'arte.

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Chi è Alessandro Acerra

Alessandro Acerra nasce ad Avellino (NA) nel 1980. Cresce e studia a Milano dove si diploma come maestro d’arte presso la facoltà di Belle Arti di Brera nel 2005 con tesi in eco-design dal titolo “Niente si crea, tutto si ricicla”.
Mentre termina gli studi frequenta numerosi corsi di aggiornamento professionale in comunicazione visiva, modellazione e fotografia presso il Politecnico di Milano.

Parallelamente all’eco-design continua con lo stesso entusiasmo creativo la carriera artistica, portando in galleria, luoghi pubblici e mostre collettive i suoi lavori concettualmente dirompenti che non passano mai inosservati e che generano profonde spaccature di pensiero attirando su di sé la Stampa e i Media. Curiosità ed energia in continua crescita per comunicare sempre nel modo più creativo e innovativo.

L'altra provocazione di Acerra ad Arte Fiera '08 con "Il mecenate è morto"

Alessandro Acerra, giovane artista milanese, ha presentato una delle sue opere d’arte nel piazzale d’ingresso dell’arte fiera di Bologna 2008. In modo del tutto autonomo e auto finanziato, Alessandro ha realizzato un mezzo busto dentro un secchio della spazzatura.


Alessandro Acerra. Il mecenate è morto

Il titolo dell’istallazione: “il mecenate è morto”. L’autore è rimasto sorpreso dalla reazione che ha avuto la gente: “Anche se spiazzati dall’insolita opera, nessuno si è avvicinato per vedere se il manichino aveva bisogno d’aiuto. Assurdo!”.
Tanti apprezzamenti da parte di collezionisti, galleristi, espositori, pubblico. Anche Achille Bonito Oliva è rimasto colpito dall’opera, per la bellezza e per il valore di chi l’ha presentata.

Non solo complimenti! Il “mecenate” è stato definito tentato allarme ed è stato sequestrato dalla polizia. “Appena qualcuno ha il coraggio di esprimersi, c’è la censura e questa, è una censura ridicola! Viviamo in un periodo di oscurantismo culturale, fatto di burocrati e ottusi!” Oliviero Toscani.

Gli HIBU e gli Eco-toys dell'eco-designer Alessandro Acerra

I mostri HIBU ingoiano i rifiuti dell'eco-designer Alessandro Acerra. Si caratterizzano per il design mostruosamente accattivante e, a seconda delle dimensioni, possono diventare piccoli e originali cestini da scrivania, contenitori per giochi per bimbi, comodi puff, poltrone o divani da 3-4 posti che arricchiscono la casa con una presenza ironica, colorata e, soprattutto, ecologica. Sono morbide sedute realizzate con stoffe, in genere eco pelle, o teli riciclati cuciti a mano per garantire qualità e resistenza. Ogni Eco-toys è firmato e numerato come un prezioso oggetto d’arte da collezione, è un pezzo unico, fatto a mano, ideale per soddisfare i “feticisti del collezionismo”. I mostri sono personalizzabili, anche nell’interno, ed è possibile scegliere fra un’ampia gamma colori per un inserimento studiato ed armonico nel proprio spazio domestico.

Le eco-t.shirt

L'artista realizza anche eco-t.shirt, capi unici realizzati prima scegliendo soggetti e stoffe e poi ritagliando e cucendo i differenti tessuti, rigorosamente riciclati. Sono magliette eco perché gli scampoli provengono da scarti sartoriali o da rimanenze di produttori famosi, tessuti pensati per “capi di lusso” destinati alle passerelle modaiole che vengono recuperati e sapientemente mescolati per poi rivivere in una nuova forma.
Sono allo stesso tempo vere e proprie opere d’arte ed oggetti di consumo: le si può esporre, indossare, sporcare, lavare oppure usare come elemento decorativo. Anche il packaging è frutto di un riuso: le magliette vengono infatti confezionate nei contenitori da asporto della pizza, icona ed espressione del legame con il territorio italiano.

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