Ho trovato interessante l'idea di Alessandro Acerra, fondatore del marchio “Hibu”, il quale è riuscito a trasformare un capo di abbigliamento in una vera e propria opera d'arte:
Il vero cavallo di battaglia della Hibu è che le magliette sono prodotte come fossero delle opere d‟arte, a me non importa di riempire il mercato. Voglio fare poche cose di altissima qualità come il Made in Italy sa fare. È come se volessi produrre Ferrari e non 500 per tutti. Faccio poche magliette, fatte a mano di altissima qualità e molta cura. Ciò che distingue il mio prodotto è che le magliette vengono firmate e numerate, il cliente ipotetico non solo acquista un oggetto fatto a mano ma compra un‟opera d‟arte. Non prende quindi una maglietta che col tempo è svalutata, anzi il contrario: una maglietta viene comprata a 1 euro e col tempo, man mano che il mio prodotto s‟infiltra, cresce e diventa riconosciuto e sempre più un oggetto ambito, essa acquista valore. Io non faccio solo moda ma anche arte e design, man mano che faccio eventi e partecipo a gallerie d‟arte il mio nome non viene più solo associato alla moda, non sarò più solo uno stilista ma un vero e proprio artista […]. Le magliette sono
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tutte fatte come fossero quadri, non esistono cartamodelli o disegni, ogni maglietta viene interpretata come fosse una tela e viene generato ogni volta un quadro nuovo. Questo “quadro” è firmato e numerato in modo progressivo, man mano che produco capi aumenta il numero, oppure vengono fatti codici particolari per le serie limitate.
Questa cosa, legata al fatto di essere prodotti creati a mano, in pezzi unici, usando materiale di alta qualità, porta a pensare che non siano solo abiti, oggetti di consumo ma vere e proprie opere d‟arte, iconografie, oggetti da collezione.
Intervistando Alessandro Acerra (Hibu) ho trovato molto interessante la sua visione del prodotto moda e il suo modo di concepire la “vita” di un oggetto, in questo caso di abbigliamento ma più in generale di qualsiasi cosa prodotta dall'uomo:
Il mio concetto di design di moda è produrre in modo circolare: il punto d‟inizio e di fine coincidono, si utilizzano materiali riciclati che non sono altro che materiali di avanzo quando il prodotto viene dismesso. È una linea chiusa, un cerchio, al posto della discarica c‟è il riutilizzo, il prodotto è già pensato per essere smembrato. La dismissione del prodotto fa già parte del concetto stesso del prodotto. Il mercato produce in modo lineare: si parte con l‟idea, poi c‟è il progetto e alla fine la discarica. Quando il prodotto non serve più, si è rotto o è passato di moda si butta in discarica. Il risultato è che dal dopo guerra ad adesso si sono prodotti milioni di quintali di spazzatura. (AA)
Il risultato è un nuovo modo di fare moda, partendo da ciò che già è presente sul mercato e rivisitandolo in maniera nuova ed esteticamente accattivante. Per far ciò servono creatività e innovazione.
Tutte le mie creazioni sono fatte con tessuti molto preziosi, che vengono recuperati dagli scarti dell'alta moda. A me non interessa mettere in luce il nome delle altre maison, m‟interessa la qualità delle stoffe, poi grazie alla manualità e all‟artigianalità italiana viene inserito un valore aggiunto e ciò rende ancora più preziosi i tessuti. In questo modo ho molto materiale a costo zero, poi disegnandolo, tagliandolo, produco delle t-shirt facendo dei patchwork con più brand contemporaneamente. Viene fuori una maglietta che è nuova che ha tutto mischiato all‟interno.
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