All'insegna del riciclaggio, l'arte e le magliette di Hibu. | Fare affari
Alessandro Acerra è un artista a tutto tondo che spazia dalle installazioni ai video, dai quadri all’eco design. Magari avete sentito parlare dello scompiglio causato lo scorso gennaio dalla sua installazione chiamata “Il mecenate è morto”, presentata nel piazzale d’ingresso di Arte fiera a Bologna. Ultimamente Alessandro si dedica anche alla produzione di eco t-shirt, ma anche eco borse, felpe col cappuccio e maglie a maniche lunghe, realizzate interamente a mano riciclando scarti sartoriali delle passerelle milanesi, stoffe che prendono vita in soggetti colorati e divertentissimi. Il suo sogno è di poter combattere l’omologazione imperante oggi nell’abbigliamento e i capi costosissimi che di lussuoso hanno solo il marchio, proponendo un’alternativa altamente artistica.
Nato ad Avellino nel 1980, milanese di adozione, una laurea in design inteso come artigianato moderno presso l’ Accademia di Belle Arti di Milano nel 2005, svariati corsi di aggiornamento in comunicazione visiva e modellazione 3D al Politecnico di Milano. Hibu, un piccione come simbolo di pace urbana, è il suo marchio, ed è una parola del tutto costruita che serve a dare un punto di riferimento per localizzare del suo prodotto, il tutto rigorosamente all’insegna dei materiali di ricilaggio. Hibu tenta la strada ecologica perché è l’unica plausibile quando si parla di produrre. Molti lo stanno facendo, ma veramente pochi rispetto la massa. Hibu guarda alla globalizzazione, valorizzando tutti i singoli individui con prodotti fatti in pezzi unici, con produzione manuale.
Tutto questo serve per distruggere il grave sistema della globalizzazione che ci vuole tutti uguali. Hibu è per essere liberi di pensare, è scegliere senza vincoli.Alessandro progetta, disegna e realizza a mano le sue opere, dai dipinti alle sculture, dalle magliette con cravatta incorporata o inserti, ai cuscini a forma di persona o piccione in grandezza naturale. E ancora, gadget e videoart. Ci racconta di sentirsi ancora distante, ma di essere sulla strada giusta per poter dare una sua definizione dell’arte. L’arte, ci dice, è un mondo dentro la mente dell’uomo, veramente troppo complesso, che ha tante definizioni quante persone cercano di imprigionarla dentro una definizione. Credo sia veramente utopia essendo fatta di creatività pura!
La passione per le t-shirt è nata quasi casualmente cinque anni fa, assemblando i primi capi per me, senza una premeditazione commerciale. La possibilità di avere molte stoffe a disposizione mi ha fatto continuare prima per la mia stretta cerchia di amici e poi aprendo contatti con negozi e molte persone che non conoscevo. Le riviste hanno fatto molto e lo fanno tutt’ora, mi stanno aiutando tantissimo a diffondere il mio prodotto. Le eco t-shirt che produco sono capi unici non solo in quanto fatti a mano in singoli pezzi, infatti ogni maglietta riporta un certificato di autenticità: un cartellino cucito e appeso alla targhetta con la firma e il numero di serie personale di ogni capo. Questo serve a valorizzare il prodotto e soprattutto farlo percepire come un pezzo d’Arte da tenere in casa come fosse un prezioso quadro firmato. Le magliette sono quindi una sfumatura della mia arte. Le stoffe che uso sono recuperate da passerelle di moda milanese, abiti usati, stoffe trovate o regalate. Le eco t-shirt sono un prodotto che fin dall’inizio dell’idea fino alla spedizione curo personalmente, sia come giusto sia nella cucitura a macchina e nelle rifiniture ad ago di ogni singolo pezzo. In questo modo sono sicuro di rendere il prodotto con il tempo sempre più apprezzato e icona di qualità. I soggetti sono del tutto inventati e prendono vita dalla mia creatività, da immagini che osservo e rielaboro in tutto quello che incontra la mia vista mentre vivo. Non sono quindi legate ad un percorso preciso. Diciamo che detesto le magliette fatte in serie dalle aziende che hanno un prezzo spropositato e ci fanno solo ostentare il lusso del marchio rendendoci tutti uguali per gruppi, meccanismo che reputo molto pericoloso. Il fatto di poter essere anche nei vestiti uno diverso dall’altro lo reputo quindi un grande traguardo, per quanto mi riguarda. Sicuramente non è molto commerciale come strada, ma socialmente e moralmente corretta, specialmente se le maglie sono prodotte da tessuti riciclati. La confezione dove vengono riposte le magliette prima della consegna è un cartone delle pizza, un modo simpatico per sottolineare l’appartenenza al territorio italiano e un modo curioso per presentare un prodotto fatto a mano, buono, che sia cibo per gli occhi. Per ulteriori approfondimenti www.hibu.it
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